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Bologna Scritti

Cartoline dalla scandellara N 4

Mentre mangiamo tutti e tre tranquilli al sole nel nostro giardino, iniziamo a sentire un ronzio lontano, fastidioso, che aumenta via via di intensità. „Ma…lo sentite anche voi?“ chiedo. A aggrotta le sopracciglia, tende le orecchie, guarda in alto e mi indica un puntino in cielo, che si ingrandisce man mano che si avvicina, nero sullo sfondo azzurro. Un pettirosso si getta a capofitto dentro alla siepe, cinguettando all’impazzata. Poi silenzio, solo il ronzio meccanico del coso sopra di noi, con le lucette rosse accese. Il merlo arriva volando e si posa sul nostro tavolo, ci guarda, fischia due volte e riparte in volo.
All’improvviso dagli alberi, dai cortili, dalle siepi, dalle fessure degli edifici, dai comignoli, monta un fragore di fruscii di foglie e di rami, di cinguettii di guerra, le penne di arruffano, soffi e fischi da accapponare la pelle, tutto intorno a noi è agitazione. Vediamo uscire dall’edera, dalle chiome degli alberi, dalle siepi, miriadi di pennuti che si lanciano verso il drone. Sono così tanti che oscurano il sole, mentre la parabola del loro volo si avvicina all’obbiettivo, che ronza immobile ed ebete. Un istante dopo il ronzio cessa bruscamente in uno sbuffo di piume ed il drone rovina a terra con un tonfo di ferraglia e plastica fracassati, sul ghiaino dei vicini.
Il merlo torna al tavolo. Noi strappiamo un grosso pezzo di mollica di pane e glielo porgiamo, prima che voli via veloce. Poi riprendiamo a mangiare la nostra pasta al sugo di ortiche e papaveri.