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Quaranta giorni di rincorsa

Immobile. Lenta. Affondo nei pensieri di giorni stantii. Guardo vecchie foto e vedo vita brulicante, la fatica di lunghe camminate al sole, sudore, gli alberi, i prati pieni di lenzuola e noi SIM sotto la quercia.
Freire ci osserva da un po’ più lontano e si perde tra abbracci, risate, taboo simmico, lezioni di turco e sono ancora le due.
D’intorno è tutto verde, la primavera fa esplodere l’appennino che incornicia le nostre autoformazioni.
L’orizzontalità di orizzonti sognati e l’autogestione di spazi che restano nel cuore. Tirare a mattina poi chiudere il bar e fare uscire tutt@.
Quei giorni in cui arrivavo alle assemblee dopo chilometri di bici dal lavoro. La mia faccia da “Ehi stai bene? Sembri un po’ stanca”.
Sì ero stanca, ma entusiasta.
Ora mi chiedo dove trovare tutta quella forza e tenerezza per ricominciare a lottare.
Le strade sono desolate, ma piene di guardie e la libertà sembra aver preso una piega che va dal letto al portone di casa.
Varcata quella soglia sono multe e disagio. Per strada sono loro che spadroneggiano.
Abbiamo visto bene come impongono tutta l’autorità che si sentono addosso.
Io non credo che si faranno togliere tutto il potere acquisito in così poco tempo.
Avremo bisogno di ancora più tenacia e amore libertario per lottare verso quel sol che sembra tanto lontano.
Rinchiuse in casa possiamo agire poco, ma abbiamo la capacità di prepararci e incanalare frustrazione e assenza di possibilità in rabbia e trepidante determinazione.

Pilli